Home | ISES - Il Team | Attività d'eccellenza | Attività Scientifiche | Le Patologie | FAQ | Link | Contatti |
AVVERTENZA
L'ISES comunica che dal 10 maggio 2022 il prof. Giovanni M. Colpi riceve anche a Milano, presso
La sua attività ordinaria si svolge a Lugano, presso Next Fertility Procrea, Via Clemente Maraini 8, 6900 Lugano: tel: +41 91 924 5523; e-mail: andrologiaclinica@procrea.ch, presso cui opera quotidianamente anche un suo servizio di Telemedicina.
Per consultazioni in Videocall con il Prof. Giovanni M. Colpi, evitando viaggi e relative spese, inviare la richiesta a andrologiaclinica@procrea.ch, insieme con tutti gli esami finora eseguiti.
La Segreteria di Next Fertility Procrea provvederà a fissare l'appuntamento.
Le chance di successo nel concepire un bimbo dipendono in pari misura anche da loro. Le visite, i controlli e lo stile di vita raccomandati da un grande specialista
E' un tema delicato, che coinvolge profondamente la coppia quando, presa la decisione di avere un figlio, lui e lei si trovano a dover affrontare i limiti biologici della fertilità. Ne hanno parlato esperti di tutto il mondo al recente congresso sulla Medicina Riproduttiva svoltosi a Milano, dove si sono ampiamente confrontati, nel panel dei lavori, sull’infertilità maschile. Aspetto che, spesso, passa in secondo piano rispetto a quella femminile, problematica che raccoglie un’audience più attenta e partecipata, trend topic sui social e nei numerosi forum dedicati, vere e proprie community di donne che condividono terapie e aspettative. Invece è fondamentale che anche gli uomini siano più consapevoli e attenti alla propria salute riproduttiva. Fin da giovani e in termini preventivi. Anche perché l’incidenza sull’infertilità di coppia è praticamente condivisa. Come sottolinea in questa intervista il professor Giovanni Colpi, specialista in urologia, andrologia ed endocrinologia e attualmente direttore scientifico del centro per la fertilità Procrea, di Lugano (Svizzera). Con la collaborazione della dottoressa Marina Bellavia, ginecologa, direttore sanitario della stessa clinica.
Professor Colpi, ma è vero che si
pensa meno che sia “lui”
il problema?
Succede spesso, anche nel
sentire comune, mentre in realtà
la corresponsabilità maschile
nell’infertilità di coppia è molto
più frequente di quanto si pensi.
Secondo l’Oms, le cause sono
da attribuire con la stessa quota
parte: ne sono responsabili per
1/3 gli uomini, per 1/3 le donne
e per il restante 1/3 entrambi. La
letteratura scientifica rivede questo
dato attribuendo le cause per il
40% all’infertilità femminile, per il
40% a quella maschile, per il 20% a
entrambi.
E quali sono le cause
“al maschile”?
Nell’uomo le ragioni dell’infertilità,
temporanea o permanente, sono
relative a disordini ormonali, malattie
generali, traumi od ostruzioni delle
strutture riproduttive, disfunzioni
sessuali e, sempre più spesso,
infezioni e processi infiammatori
alle vie seminali. Queste ultime
rimangono spesso occulte, non
individuate. Anche chi soffre
di problemi metabolici, come i
diabetici e i soggetti in sovrappeso
o addirittura obesi, è a rischio di
infertilità. L’eccesso ponderale
infatti provoca disturbi ormonali
con riduzione del testosterone e
aumento degli estrogeni, a danno
della spermatogenesi; va considerato
anche l’aspetto anatomico: l’obeso ha
praticamente i testicoli innicchiati
tra il grasso delle cosce e del pube. Ci
sono, poi, fattori come per esempio
il caldo: molti lavori vengono svolti
in ambienti ad alte temperature.
Pensiamo a panettieri e pizzaioli,
agli chef che lavorano in cucina. In
questo caso, con alcune cautele per
proteggere preventivamente i testicoli,
si recupera parte della fertilità. Da non
sottovalutare anche il fumo e l’abuso
di alcool; in questo caso parliamo
di un consumo importante, non
certo i due bicchieri di vino a pasto.
Nella mia esperienza ho dovuto
trattare pure pazienti vittime
dell’inquinamento ambientale, in
particolare provenienti da zone dove
lo sversamento di rifiuti tossici ha
gravemente compromesso terreni e
falde acquifere.
Se ne deduce che la prevenzione è
fondamentale..
Certamente e a partire dallo stile
di vita. È importante però anche
un cambio di mentalità che deve
coinvolgere prima di tutto i giovani.
La prima visita andrologica e il
controllo del liquido seminale
andrebbero fatti a partire dai 17 anni,
sia per individuare precocemente
quelle problematiche, come per
esempio il varicocele, che in futuro
potrebbero compromettere la fertilità,
ma anche per intercettare i soggetti
che, probabilmente per ragioni
congenite, sono già poco fertili. I
ragazzi non sono abituati all’idea
dello screening andrologico e nel
delirio di onnipotenza della gioventù
molti di loro hanno comportamenti
sessuali a rischio, non prendono
precauzioni: questo può portare
a infezioni delle vie seminali non
riconosciute perché asintomatiche
e che possono appunto causare
serie conseguenze a tutto l’apparato
riproduttivo. Inoltre, si sottovalutano
i pericoli per esempio degli sport da
contatto: gli organi genitali maschili,
a differenza di quelli femminili, sono
esposti a possibili traumi. Pensiamo
alla classica pallonata sui testicoli. La
via seminale, l’epididimo, l’equivalente
della tuba nel maschio, è un organo
delicatissimo e, quindi, i controlli
sono quanto mai necessari.
Un cambio di mentalità che deve
riguardare anche chi è in coppia?
Consiglierei al partner all’interno
di una coppia che ha un progetto
di vita comune, anche se non
con l’immediata intenzione di
avere figli, di sottoporsi a controlli
regolari dall’andrologo e un esame
seminale. Secondo le nuove
evidenze scientifiche, infatti, questo
test è da considerare una
sorta di biopsia liquida dello
stato di salute maschile; è emerso
infatti che i soggetti gravemente
dispermici, quindi con una situazione
seminale compromessa, pochi
spermatozoi e poco mobili, hanno
un aumentato rischio per tante
altre problematiche metaboliche,
cardiovascolari o addirittura
neoplastiche. Generalmente, invece,
la salute riproduttiva maschile è
meno monitorata rispetto a quella
femminile; non solo, anche quando la
coppia inizia ad affrontare il percorso
di cure per cercare una gravidanza,
spesso per l’uomo ci si limita allo
spermiogramma, per valutare la
qualità degli spermatozoi, il loro
numero, la loro forma e motilità,
esame che invece dovrebbe essere
integrato dai test funzionali. In
primis il test di frammentazione del
Dna spermatico. Situato nella testa
dello spermatozoo, costituisce la sua
integrità genetica: quanto maggiore
è il numero di rotture o lesioni del
Dna, tanto più difficile sarà ottenere
una gravidanza. E qui si ritorna
all’importanza della prevenzione
e a uno stile di vita corretto, come
dicevamo: infezioni e processi
infiammatori non opportunamente
curati, ma anche fumo, esposizione
ad agenti inquinanti ambientali e
un’elevata temperatura dei testicoli
possono causare la frammentazione.
Anche l’età avanzata ha la sua
incidenza.
Quindi l’orologio biologico
interessa anche lui?
Sì, anche se l’uomo perde fertilità
molto più lentamente della donna.
L’incidenza dell’età è un fattore che
sta emergendo sempre di più oggi
rispetto al passato, perché sono
aumentate le paternità tardive.
E i 40 anni sono il giro di boa.
L’età biologica avanzata significa
che anche il Dna è invecchiato,
la qualità dello sperma peggiora
e aumenta il rischio di gravi
patologie per il nascituro, come per
esempio l’acondroplasia, una forma
particolare di nanismo; si ipotizza
anche che possa essere causa di
disturbi che rientrano nello spettro
dell’autismo. Più l’uomo invecchia
maggiore è la probabilità che le vie
seminali siano alterate, così come
il rischio di avere una percentuale
molto elevata di spermatozooi
con frammentazione del Dna.
Di conseguenza diminuiscono
le possibilità di ottenere una
gravidanza, sia per mancata
fecondazione o successiva abortività.
Un altro aspetto molto dibattuto
sui social riguarda l’ascolto
della coppia...
Il percorso di cure per l’infertilità,
e anche questo è un aspetto
spesso sottovalutato, apre una fase
psicologicamente estremamente
difficile per la coppia. Che può
durare anche anni e rivelarsi molto
travagliato. Dopo un insuccesso,
poi, in molti cominciano una sorta
di pellegrinaggio tra consulti e
visite, stressante e costoso. Mi capita
quindi, quando il rapporto medico-
paziente evolve in una fase più
informale, che le coppie si confidino,
riferendo esperienze precedenti in
cui è prevalso un approccio asettico,
con poco tempo dedicato e limitate
spiegazioni. Invece è importante
seguire la coppia con empatia, non
solo informandola sull’iter terapeutico
e le probabilità di successo, ma anche
ascoltandone i dubbi e i timori.